Gare Nazionali Subiaco 6-7 aprile 2024
C’eravamo lasciati lo scorso anno con “la faccio con il collo”. Quest’anno la frase iconica del Canoanium è indubbiamente: “quanti giri devo fare?“. Si perché ho scoperto che i nostri atleti sono buffi! Sono buffi ma grintosi, non fatevi ingannare!
Ma andiamo con ordine.
Siamo all’apertura della stagione gare, per essere precisi siamo alla seconda gara della stagione della canoa slalom 2024. In calendario c’è la gara di Subiaco. Quest’anno società ed atleti provenienti da tutta Italia sono veramente tanti (mai troppi, ma tanti). Ci sono atleti navigati, giovanissimi allievi ma ci sono anche Raffaello Ivaldi, Flavio ed Elena Micozzi, ( e qui tutti in piedi e 90 minuti di applausi ), e poi ci sono i nostri atleti: Leonardo, Matteo, Valerio, Bianca, Diana, Sofia, Cecilia, Maya, Giorgia, Ginevra, Gabriele e Davide.
Tutti pronti e pimpanti la mattina presto ad aspettare di vedere gli apripista per vedere per la prima volta il percorso da affrontare. Tra gli apripista ci siamo anche Io ed Alice e visto che le simpatiche giovanissime nostre atlete ancora mi prendono in giro per i tocchi dello scorso anno, mi dovrò impegnare. Con noi apripista anche il grande Cristiano, che quest’anno è tornato come istruttore, ma che si sparerà anche la gara cross!
I risultati ? Andateli a cercare, vi dico solo che i nostri buffi atleti sono tutti bravi e prendono podio quasi tutti, chi non è sul podio oggi, lo sarà un domani, perché Nic (Nicola Micozzi) ce l’abbiamo solo noi!
Quello che invece voglio raccontare oggi sono le emozioni: le emozioni dei nostri atleti, che poi sono le emozioni di tutti gli atleti, emozioni positive, ma anche negative, emozioni come la gioia di aver fatto bene, la gioia di aver vinto, ma anche la rabbia per quell’errore, o la rabbia per aver paura, la paura di sbagliare e la paura di aver paura! Le emozioni degli allenatori, la gioia per un tuo atleta che vince, la gioia di un podio, ma anche la paura di non essere mai abbastanza per loro, la paura di sbagliare.
Si, sono più le paure che le gioie, tante le delusioni e poche gioie, i nostri buffi atleti impareranno, i più grandi già lo hanno imparato! E i genitori? Un genitore mi ha detto, forse era meglio non farlo/a gareggiare per non ferire la sua autostima. Non sono d’accordo, almeno in questo caso. E’ dai fallimenti che si costruisce una vittoria, se non si cade non ci si può rialzare, e noi allenatori (ve lo prometto) saremo sempre li a tendere una mano ai nostri atleti caduti, ma che caparbiamente ed inevitabilmente si rialzeranno non una, due, ma cento volte, come nella vita, e alla fine vinceranno, non necessariamente nello sport, ma lo sport gli insegnerà a rialzarsi ed ogni volta che si rialzeranno, quella si: sarà un vittoria! La vita non fa sconti, ci sarà sempre qualcuno che proverà a spingerti in basso, ma lo sport ci insegna a rialzarci e a vincere, quindi lasciamo si confrontino con quelli più bravi, lasciamoli perdere, perché dovranno imparare a vincere, da soli o con l’aiuto dei suoi compagni di squadra.
Si, perché continuano a dire che la canoa è uno sport individuale. No, è uno sport di squadra. Provate a chiederlo ai nostri, provate a dimostrarmi che un nostro atleta al cancelletto di partenza e tutti i sui compagni sulla sponda accanto a lui non sono una squadra. Provate a dimostrarmi che un nostro atleta che affronta una risalita e tutti i sui compagni a correre sulla sponda e ad urlare fino a perdere la voce per il loro incitamento non sono una squadra. Dimostratemi adesso che l’atleta durante la sua manche è da solo! Si, potrebbe esserlo, ma non sarebbe un atleta del Canoanium! E forse non sarebbe proprio un canoista, perché quanto descritto vale anche per tutti gli altri Club della canoa slalom, e per inciso, c’è spesso, anzi spessissimo, chi incita ed incoraggia atleti di altre squadre, e chi c’era domenica se ne indubbiamente accorto.
E poi c’è Lui, che dopo la prima manche di sabato, dopo essersi cambiato, mi guarda con occhi pieni di ansia e mi chiede: “ma io quanti giri devo fare?”. Lo stesso atleta che solo il sabato prima della gara pagaiava in retromarcia per non scendere il terzo salto, “perché le onde sono altissime e io ho paura, ma vorrei farlo!”. Lo stesso atleta che dopo un bagno piangeva e mi diceva “voglio mamma”. Lui che invece Sabato e Domenica, “da solo” in acqua dopo solo un piccolo tentennamento, il terzo salto l’ha fatto, non una, ma due, tre volte (per la quarta gli ha detto un po sfiga! Si è ribaltato prima 🙂 ), lui che sempre sabato scorso, quando gli ho chiesto: “ma se hai paura a fare il salto come o cosa posso fare per fartelo fare? “, mi ha risposto: “voglio essere incitato come fa papà”.
Lui che una delle sue paure l’ha superata, lui che la sua paura era diventata, “quanti giri devo fare?” perché aveva ancora paura di avere paura, Lui che la seconda volta ha scoperto di non avere più paura. Lui che scoprirà di averne altre, lui che scoprirà di aver imparato a rialzarsi! Lui che non ha un nome (in realtà ce l’ha ma non lo dico), perché Lui rappresenta tutti noi. Lui perché è anche una Lei, una delle nostre atlete, una di quelle atlete che quella paura l’hanno già superata, ma anche una di quelle che ancora ne hanno o ne avranno delle altre e le supereranno. Lui che mi ha insegnato che come istruttore devo insistere e trovare il modo, anche quando non so più dove mettermi le mani, perché un modo c’è! C’è per tutti, per ognuno di noi: un modo c’è! Basta cercarlo….
Insomma la chiudo qui: “quanti giri devo fare?”. Tanti; tanti quanti ne servono per vincere; nello sport e nella vita!!!!